Come facilmente si può intuire, un minore non è in grado di provvedere al pagamento delle proprie sedute (già può essere un punto di forza avere genitori illuminati che lo/la portano da un professionista…). Quindi il caso standard è: paziente minorenne e genitore (o genitori in solido) che pagano le sedute.
Di qui le richieste più disparate agli psicologi:
- fatturazione alternata: una seduta fatturata ad un genitore, l’altra all’altro genitore
- fatturazione al 50%: ogni seduta viene fatturata sia ad un genitore, sia all’altro, ma in entrambi i casi con importi equamente divisi
- fatturazione mensile alternata: un mese fatturato ad un genitore, il successivo al’altro
E così via, in una moltitudine di fantastiche e fantasiose alternative, dettate dalla esigenza di detraibilità della spesa da parte di un genitore piuttosto che l’altro e altre richieste.
Cosa hanno in comune tutte queste alternative?
Che sono tutte sbagliate.
E lo sono per uno ed un solo, semplice motivo: la fattura si intesta sempre e solo al paziente. Anche se paga qualcun altro, anche se il paziente è minorenne.
Obiezioni più comuni:
- i genitori sono separati e hanno bisogno di fatture distinte.
- non è una questione che riguarda la fatturazione dello psicologo; si regolino i genitori eventualmente anche tramite avvocati, non è di pertinenza del professionista.
- mi hanno detto che deve scaricare la madre (o il padre).
- non è una questione che riguarda la fatturazione dello psicologo: i genitori avranno provveduto a definire in quale percentuale il/la figlio/a è a carico dei due genitori, non è di pertinenza del professionista.
Nella pratica come si fa a fatturare al minore?
Si crea la scheda cliente con i dati del minore. Poi ovviamente si possono inserire le mail dei due genitori così da inviare la stessa fattura ad entrambi i genitori, oppure se ne stamperanno due copie. Quindi si procede alla fattura.
La professione di psicologo è già articolata di per se e costellata già di tante difficoltà e complicazioni fiscali e burocratiche: non complichiamoci l’esistenza quando non ne siamo obbligati.