Negli ultimi tempi l’Intelligenza Artificiale è diventata un po’ come il prezzemolo: la trovi ovunque. Genera immagini, video, scrive testi, risponde alle mail, cucina (quasi), consiglia film, risolve problemi matematici… e ovviamente, qualcuno ha già iniziato a chiedersi:
“Ma quindi… anche lo psicologo sarà sostituito da una AI?”
Domanda legittima, per carità. Ma se sei uno psicologo (e immaginiamo tu lo sia, se stai leggendo questo articolo sul blog di PsicoGest), potresti aver sentito un brivido lungo la schiena (o un forte prurito alle mani, a seconda dei casi). Perché al netto delle meraviglie tecnologiche, noi sappiamo bene che il nostro lavoro è un’altra cosa.
Psicologo VS intelligenza artificiale: c’è davvero partita?
La psicologia – quella vera – si gioca nella relazione, nella presenza, nel non detto, nell’intuizione clinica, nella storia unica di ogni persona. Serve empatia, ascolto, esperienza, contesto, sguardo…
E no, per ora (e per molti “ora” a venire), nessun algoritmo sarà mai in grado di replicare tutto questo. L’AI può fare molto, certo. Ma non può sentire. E il nostro lavoro è fatto – prima di tutto – di ascolto sentito, partecipato e attivo. Quindi possiamo tirare un sospiro di sollievo: il mestiere dello psicologo non è a rischio estinzione.
E allora perché ne parliamo?
Se non sostituisce, può affiancare.
Perché l’intelligenza artificiale è ormai una realtà se senz’altro rimarrà e si evolverà nel prossimo futuro. In PsicoGest crediamo fermamente nella potenza e importanza della tecnologia, ma non come sostituto dell’essere umano, ma come alleata; come uno strumento, una risorsa e non come minaccia.
Crediamo che uno psicologo, oggi, debba essere messo nelle condizioni di lavorare meglio, con strumenti moderni, ma senza snaturare la propria professione. Per questo è nata P.I.A. – la nostra Intelligenza Artificiale integrata. Un nome semplice, quasi umano, come una collega silenziosa e puntuale.
P.I.A. non cura, non diagnostica, non interpreta.
Ti dà una mano. Ti fa risparmiare tempo. Ti organizza le idee. Può aiutarti a sintetizzare i tuoi appunti clinici, suggerirti come strutturare un’anamnesi, ricordarti elementi emersi in seduta. Sempre e solo a partire da quello che decidi tu, secondo il tuo stile, il tuo metodo e la tua sensibilità.
P.I.A. è un’assistente. E basta.
Se stai pensando “non voglio una AI che mi dica cosa devo fare”, siamo sulla stessa lunghezza d’onda: neanche noi.
Abbiamo progettato (e stiamo ancora progettando) P.I.A. proprio per questo: per essere utile senza invadere, efficace senza intromettersi, intelligente senza mai dimenticare chi è il vero professionista in studio. Se P.I.A. fosse una persona, sarebbe quella “tirocinante” che prende appunti benissimo e che non perde nemmeno una annotazione, che non parla mai sopra i pazienti, non dimentica nulla e… non vuole il tuo posto.
In conclusione: siamo psicologi, non macchine.
Il nostro lavoro è fatto di relazioni vere, di umanità, di presenza. E questo – per fortuna – non è replicabile da nessun algoritmo. Ma se esiste una tecnologia che può alleggerire le incombenze, organizzare meglio le informazioni o semplicemente permetterci di concentrarci di più sul paziente e meno sulla burocrazia… perché non approfittarne?
Con P.I.A. non cambia chi sei. Cambia solo quanto puoi essere più libero di fare bene il tuo lavoro.
E tu, sei pronto/a a provare PIA?